Costruzioni: il prima e il dopo emergenza sanitaria

Il fenomeno infortunistico nelle Costruzioni 

Costruzioni: il prima e il dopo emergenza sanitaria

Costruzioni: il prima e il dopo emergenza sanitariaNel periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto la fotografia aggiornata di un ramo di attività che contribuisce al Pil del Paese per circa l’8%, già in sofferenza prima dell’emergenza Covid-19. La crisi economica e l’adozione di misure di prevenzione più efficaci nei cantieri hanno inciso sulla riduzione degli infortuni registrata tra il 2015 e il 2019

Nel quinquennio 2015-2019 il settore delle Costruzioni ha fatto registrare una riduzione delle denunce di infortunio dell’8,7%, che sale al 17% prendendo in considerazione solo i casi accertati positivamente dall’Inail, passati dai 35.083 del 2015 ai 29.104 del 2019. Il calo registrato dall’Istituto ha interessato tutte le divisioni che compongono il settore e in misura più marcata “Costruzione di edifici” (-22,9%) e “Lavori di costruzione specializzati” (-15,2%), che insieme contano il 92,4% degli infortuni avvenuti in questo ambito di attività.

Quest’anno prevista una flessione della produzione del 7%. A tracciare l’identikit aggiornato di questo settore ad alto rischio infortunistico, che contribuisce al Pil italiano per circa l’8%, è il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che analizza anche l’impatto della crisi economica prodotta dall’emergenza Coronavirus, che nelle Costruzioni risulta essere ulteriormente amplificato. In termini di produzione, in particolare, Confindustria prevede nel 2020 una contrazione del 7%, che l’anno prossimo dovrebbe attestarsi attorno al -4%. La ripresa post-lockdown sarà dunque solo parziale e non riuscirà a compensare le perdite subite per la sospensione tra marzo e maggio di tutte le attività considerate non essenziali.
     
In Lombardia, Emilia Romagna e Veneto quattro incidenti su 10. La crisi del settore, già in sofferenza prima dello scoppio dell’epidemia, e l’adozione di migliori e più efficaci interventi di prevenzione nei cantieri hanno probabilmente inciso sulla riduzione del fenomeno infortunistico, che tra il 2015 e il 2019 risulta essere ben più importante di quella osservata nel complesso dell’Industria e Servizi, in cui i casi accertati nello stesso periodo sono diminuiti del 3,5%. Quasi il 60% degli infortuni in occasione di lavoro nelle Costruzioni è avvenuto nel Nord Italia, con il 40% concentrato in sole tre regioni: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Le prime regioni del Sud che compaiono nella classifica delle più colpite sono la Puglia e la Sicilia, con rispettivamente il 4,7% e il 4,5% degli infortuni. Il 78,8% degli infortunati in occasione di lavoro del 2019 sono nati in Italia, il 5,1% in Albania e il 4% in Romania. Circa tre casi su quattro riguardano lavoratori di età compresa tra i 35 e i 64 anni.

Cause e conseguenze. In media oltre il 43% degli infortuni in occasione di lavoro del settore avviene per perdita di controllo totale o parziale di una macchina, di un mezzo di trasporto/attrezzatura di movimentazione, di un utensile a mano o oggetto (22,6%) e per scivolamento o inciampamento con caduta di persona (20,7%). In oltre il 90% dei casi questi infortuni hanno provocato contusioni (24,6%), lussazioni (23,8%), ferite (23,7%) e fratture (19,4%). Il 56,5% delle contusioni interessa gli arti superiori e inferiori e, in particolare, la mano, mentre le lussazioni riguardano in maggioranza quelli inferiori (53,9%), soprattutto la caviglia e il ginocchio. In caso di frattura, invece, a essere più colpiti sono mano e piede, mentre le ferite interessano prevalentemente gli arti superiori (65,7% dei casi) e la testa (19,3%).

Nell’ultimo quinquennio i casi mortali in calo del 40%. Concentrando l’attenzione sugli infortuni in occasione di lavoro con esito mortale, oltre un quarto di quelli dell’Industria e Servizi avviene nelle Costruzioni, dato che conferma l’alta rischiosità del settore. La riduzione osservata nel quinquennio, però, è molto consistente: se il calo registrato nell’Industria e Servizi è del 20,3%, nelle Costruzioni è stato del 40% (dai 140 decessi del 2015 agli 84 del 2019).

Per le malattie professionali un incremento del 20,3%. Come emerge dall’ultimo numero di Dati Inail, per i lavoratori delle Costruzioni i rischi non derivano soltanto dagli infortuni. Questo settore, infatti, con il 18,3% delle malattie professionali denunciate all’Inail nel 2019 è quello che contribuisce maggiormente, dopo il manifatturiero (21,2%), al numero totale dei casi denunciati all’Istituto nell’Industria e servizi. Nel corso dell’ultimo quinquennio, in particolare, le Costruzioni sono passate dalle 7.493 denunce del 2015 alle 9.016 nel 2019, con un incremento percentuale del 20,3%, molto più alto rispetto al +7,6% dell’intera gestione dell’Industria e servizi, passata da 45.813 a 49.277 casi.

Disturbi muscolo-scheletrici e lombalgie tra le patologie più diffuse. I lavoratori edili soffrono di disturbi muscolo-scheletrici, come lombalgie e problemi degli arti, più degli addetti di altri settori. I carpentieri hanno un rischio abbastanza elevato di sviluppare un tumore delle cavità nasali, come risultato dell’esposizione a polveri di legno, mentre quelle generate dal taglio e dalla lavorazione di prodotti contenenti silice cristallina, come la sabbia, possono sviluppare silicosi e gravi patologie respiratorie. Numerosi lavoratori edili risultano esposti ad alti livelli di rumore e vibrazioni, a causa dell’utilizzo di macchinari come i martelli pneumatici, e molti continuano a essere esposti all’amianto.