In seguito al divieto di utilizzazione dell’amianto, tra i materiali sostitutivi
Fibre artificiali vetrose
In seguito al divieto di utilizzazione dell’amianto, tra i materiali sostitutivi, le fibre artificiali vetrose (FAV) rappresentano il gruppo commercialmente più utilizzato, trovando interessanti applicazioni dal punto di vista industriale.
Una così vasta diffusione è dovuta alle loro particolari proprietà tecnologiche: elevata stabilità chimica e fisica, non infiammabili, resistenti alle condizioni ambientali e ai microrganismi, proprietà dielettriche e di isolamento dalle sollecitazioni termiche ed acustiche.
COSA SONO LE FAV
Le FAV, conosciute anche come man-made vitreous fiber (MMVF) o synthetic vitreous fibers (SVF), fanno parte del grande gruppo delle man-made mineral fiber (MMMF). Sono una categoria di fibre inorganiche a struttura amorfa
Appartengono alle FAV: lana di vetro, lana di roccia, lana di scoria, fibre di vetro a filamento continuo, fibre ceramiche refrattarie (FCR) e lane di nuova generazione (alkaline earth silicate e high alumina, low silica wools).
Le FAV sono costituite da silicio e quote variabili di ossidi alcalino terrosi, alcali, alluminio, boro, ferro e zirconio.
I criteri di classificazione delle FAV per l’attribuzione di ‘cancerogeno’ tengono conto del contenuto in ossidi alcalini e alcalino-terrosi, del diametro medio geometrico pesato sulla lunghezza e della biopersistenza della fibra.
Secondo i principi previsti nell’Allegato VI del Regolamento (CE) n. 1272/2008, le FAV sono classificate in: lane minerali (FAV con un contenuto in ossidi alcalini e alcalino-terrosi superiore al 18% in peso) e fibre ceramiche refrattarie (FAV con un contenuto in ossidi alcalini e alcalino-terrosi inferiore al 18% in peso).
Le fibre sono esonerate dalla classificazione di cancerogenicità se presentano un diametro geometrico medio ponderato sulla lunghezza meno due errori geometrici standard (DLG-2ES) superiore a 6 μm (Nota R). Inoltre la classificazione come cancerogeno non si applica per quelle fibre per cui è possibile dimostrare che hanno bassa biopersistenza (Nota Q)