Indicazioni operative per le regole di sicurezza nell’utilizzo
Apparecchiature ibride di tipo Rm-Pet e Rm-Rt
Documento INAIL 2020
L’attuale frontiera nell’utilizzo delle radiazioni (ionizzanti e non) in ambito clinico è utilizzare tecniche combinate accoppiando fra loro due apparecchiature di diagnostica per immagini o anche un’apparecchiatura di diagnostica per immagini e una di terapia radiante. Pubblicazione realizzata da Inail Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale
Gli standard di sicurezza in risonanza magnetica (RM) – aggiornati con apposito decreto ministeriale nel 2018 – lasciano alle indicazioni operative dell’Inail e degli enti certificatori e di controllo la possibilità di definire tutte quelle connotazioni di carattere tecnico che possano implementare gli atti di indirizzo contenuti nel decreto medesimo.
In tal senso, l’Istituto da ormai quasi un ventennio pubblica con regolarità testi che supportano l’utenza di settore nella gestione dei fattori di rischio che caratterizzano questa tecnologia, e che rappresentano un fattore in continua evoluzione, venendo ciò dettato dalla continua trasformazione degli approcci clinici utilizzati, in particolare modo, nelle scienze radiologiche. In tal senso, una delle sfide più attuali è certamente rappresentata dall’accoppiamento di metodiche e tecnologie diverse, al fine di massimizzare i benefici connessi ad una strategia diagnostica piuttosto che ad una applicazione terapica.
La tomografia a risonanza magnetica si presta molto bene a ciò, venendo ormai in molti centri accoppiata o alla tomografia ad emissione di positroni (PET) o alla radioterapia (RT). Mettere insieme queste apparecchiature all’interno di layout appositamente definiti, senza comportare un incremento significativo dei fattori di rischio, sia a carico del paziente che del lavoratore coinvolto, e comunque all’interno di un sistema di risk management che risulti bene intellegibile e soprattutto concretamente applicabile, è obiettivo non facile da raggiungere.
In questo percorso risulta determinante un approccio multidisciplinare, che tenga conto delle diverse sensibilità professionali che sia necessario considerare in gioco.
Il presente lavoro intende quindi porsi come modello di confronto per le strutture interessate a questa significativa sfida tecnologica, al fine di definire quei principi e quegli approcci virtuosi utili nella minimizzazione del rischio per questo genere di apparecchiature, che è lecito definire ‘ibride’, concentrando la propria attenzione esclusivamente sugli aspetti di sicurezza, che sono propri dei compiti istituzionali assegnati all’Inail in tale ambito, e trascurando volutamente ogni implicazione di tipo clinico sulla quale potranno evidentemente contribuire le società scientifiche coinvolte.
Scopo finale è quello poi di arricchire ulteriormente lo spettro dei possibili riferimenti tecnici previsti in applicazione degli standard di sicurezza vigenti, ribadendo la volontà dell’Istituto di porsi quale punto di riferimento per i ruoli professionali che connotano – in particolare – la figura dell’esperto responsabile della sicurezza come codificato dal d.m. salute 10 agosto 2018.