Dopo quasi un quindicennio dall’entrata in vigore si può dire che, ormai, il cosiddetto testo unico della salute e della sicurezza sul lavoro ha raggiunto la sua “maggiore età”, ossia quella fase di maturità che, come evidenziato dalla dottrina più attenta, impone al legislatore anche di valutare la necessità d’interventi di manutenzione in funzione anche del mutato scenario produttivo e delle nuove tendenze espresse dal mercato del lavoro.
Una svolta necessaria
Di conseguenza, da tempo e da più parti è stata invocata una miniriforma della disciplina, basata su un intervento di tipo strutturale e sul confronto istituzionale, tenuto altresì conto che la materia della sicurezza sul lavoro è a competenza ripartita tra lo Stato e le Regioni .
Tuttavia, il governo e il parlamento hanno preferito seguire una strada che appare diversa.
Troppi infortuni
La ratio di questo decreto è da ricercarsi nella tendenza infortunistica che ha subito ultimamente una preoccupante impennata, ma il ricorso a misure sostanzialmente repressive ha dato il via anche a un intenso dibattito sull’effettivo mantenimento del modello prevenzionale di matrice europea sul quale, com’è noto, si fonda il D.Lgs. n. 81/2008, nonché sull’aderenza della strada scelta dal governo con la decretazione d’urgenza ai principi in materia di cui all’art. 77 della Costituzione.
Tuttavia, in sede di conversione con la legge Il 17 dicembre 2021, n. 215, con il voto di fiducia è passato un maxiemendamento al citato decreto-legge n. 146/2021, che da un lato ha lasciato intatta la linea dura seguita dal governo su ispezioni e sospensione dell’attività, mentre dall’altro però ha introdotto anche un pacchetto di ulteriori nuove misure con un respiro più ampio, incentrate sostanzialmente sulla rimodulazione delle norme sulla formazione, con l’introduzione dell’obbligo anche per i datori di lavoro e la previsione di una riforma della disciplina dei vigenti accordi Stato-Regioni, e sul rafforzamento del ruolo prevenzionale del preposto come gestore del rischio.
Attraverso questi due provvedimenti, quindi, è stata messa a punto una miniriforma del D.Lgs. n. 81/2008, basata su una struttura con tre test che, tutto sommato, a ben vedere, è imperniata soprattutto sul potenziamento delle attività di vigilanza attraverso l’adozione di tre linee strategiche: l’ampliamento delle competenze ispettive e degli organici, il potenziamento del potere deterrente della sospensione dell’attività e l’attuazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione.
L’articolo Preposto come gestore del rischio proviene da Sgsl Sicurweb HSE RSPP EHS.