Il “Dossier donne 2022”, elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’INAIL, analizza l’andamento infortunistico e tecnopatico al femminile attraverso i dati mensili provvisori dell’ultimo biennio e quelli consolidati del quinquennio 2016-2020. Nel testo anche un approfondimento sulle infezioni da nuovo Coronavirus di origine professionale, che in quasi sette casi su dieci hanno colpito le lavoratrici.
Edizione 2022 Realizzazione a cura di: Inail Direzione centrale pianificazione e comunicazione Consulenza statistico attuariale
In questo Dossier che Inail pubblica annualmente in occasione della Giornata internazionale della donna troverete numeri e percentuali che, grazie al prezioso lavoro svolto dalla Consulenza statistico attuariale, forniscono informazioni puntuali sull’andamento infortunistico al femminile. Le risultanze statistiche consentono di avviare una riflessione sui temi della prevenzione e della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in ottica di genere, nonché di comprendere l’impatto della pandemia.
L’emergenza sanitaria ha indubbiamente innescato un esperimento organizzativo, tecnologico e sociale e, in questa fase di graduale ritorno alla “normalità”, sarà determinante trasformare le criticità emerse in leva per stimolare un autentico cambiamento culturale, nell’ottica di un sostanziale rovesciamento di prospettive.
Un approccio consapevole al tema della sicurezza sul lavoro non può prescindere dal riconoscimento delle specifiche caratteristiche legate alle differenze di genere e, sebbene l’attenzione del Paese a riguardo sia cresciuta, risulta avere tuttora carattere parziale e disomogeneo.
Negli ultimi decenni le donne hanno raggiunto notevoli traguardi nella società, ma siamo ancora lontani dagli standard dei Paesi occidentali più avanzati. La partecipazione al mondo del lavoro delle donne è fortemente condizionata dal triplice ruolo di moglie-madre-lavoratrice. La difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e lavoro rappresenta un ostacolo alle pari opportunità. I dati dimostrano che il “rischio strada” provoca in proporzione più infortuni tra le donne perché maggiormente impegnate per l’appunto nella conciliazione tra vita professionale e vita privata, con inevitabili ripercussioni sulla frequenza degli spostamenti, sui tempi di recupero dalla stanchezza e, per alcune professionalità, anche a causa dello svolgimento di turni lavorativi notturni.
Questo è un aspetto che riteniamo preoccupante anche nella prospettiva dello stress e della sua incidenza in termini di maggiore probabilità che un infortunio si verifichi.
Alcune delle più ricorrenti professioni femminili espongono particolarmente le donne allo stress: le attività di medico, infermiera, assistente sociale, insegnante e, in genere, quelle che richiedono la “cura degli altri”. Per non parlare poi di quelle forme di occupazione soggette al rischio di licenziamento, di discriminazione, di mobbing, talvolta combinate con l’intollerabile tentativo di penalizzazione delle scelte di maternità. C’è da rilevare che queste problematiche diventano drammatiche quando riguardano donne con disabilità.
Dal Dossier emerge che negli anni 2016-2019 l’incidenza degli infortuni al femminile rispetto al totale è rimasta pressoché costante (36%), mentre nel 2020, complice anche il più elevato numero di contagi da Covid-19 delle donne rispetto agli uomini, la quota è salita al 43%. Durante questa fase di emergenza epidemiologica, le lavoratrici hanno infatti pagato un prezzo molto alto: sono le più colpite dai contagi professionali (su 211.390 denunce pervenute all’Inail dall’inizio della pandemia al 31 gennaio 2022, ben 144.353 riguardano donne, pari a poco meno di sette contagi su 10).
In occasione del prossimo 8 marzo desideriamo ribadire l’importanza di formare adeguatamente gli attori della prevenzione per sensibilizzarli a prevedere tutele differenziate, considerando che i rischi provocano ripercussioni diversificate su lavoratori e lavoratrici. La prevenzione al femminile è innanzitutto il sostegno nei confronti di una cultura della sicurezza in un’ottica di genere che sia capace di contrastare ogni forma di discriminazione sul lavoro, promuovendo, come fa l’Inail, ambienti attenti alla persona, inclusivi delle differenze e, anzi, proiettati alla loro valorizzazione. Obiettivi, questi, che devono, necessariamente tradursi in politiche ad hoc, in strategie elaborate “su misura” e in provvedimenti rispettosi di tali diversità.
Dobbiamo essere in grado di trasformare le sfide imposte dalla pandemia in occasioni di progresso: rafforziamo la centralità della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici nella cultura aziendale; incentiviamo una svolta strategica, audace e lungimirante sull’occupazione femminile; sosteniamo le donne nella loro vita professionale e personale, valorizzandone il talento e il merito; rivitalizziamo il dialogo sociale tra enti, parti sociali e Governo; sensibilizziamo l’opinione pubblica, le istituzioni e l’economia al raggiungimento di condizioni di effettiva parità.
E l’Inail, anche attraverso l’impegno del Comitato unico di garanzia, è pronto a fare la sua parte per una realtà più equa a partire dal mondo del lavoro. L’uguaglianza di genere non è solo una questione di valori, ma una tematica centrale della modernizzazione sociale ed economica, non solo un dovere, ma un’opportunità per affrontare le sfide del nostro tempo.
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