Agcom, Agcm e Garante privacy
Big Data: pubblicata indagine
Al termine di una intensa e proficua collaborazione, è stato pubblicato oggi il rapporto finale dell’indagine conoscitiva sui Big Data condotta congiuntamente dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dal Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Da tre prospettive diverse e complementari, l’indagine ha approfondito, anche attraverso audizioni e richieste di informazioni a imprese, associazioni di categoria ed esperti della materia, i cambiamenti derivanti dai Big Data sugli utenti che forniscono i dati, sulle aziende che li utilizzano e, dunque, sui mercati. Ciò anche al fine di cogliere appieno le possibili sinergie tra le tre Autorità e identificare gli strumenti più appropriati per eventuali interventi.
Il 30 maggio 2017 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (di seguito “AGCOM”), con delibera n. 217/17/CONS recante “Avvio di un’indagine conoscitiva sui big data” , l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (di seguito “AGCM”), con provvedimento n. 26620 del 30 maggio 2017 “IC53 – Big Data”, e il Garante per la protezione dei dati personali (di seguito “Garante”) – sulla base delle determinazioni adottate nell’adunanza collegiale dell’11 maggio 2017, hanno avviato congiuntamente una Indagine conoscitiva volta ad approfondire la conoscenza degli effetti prodotti dal fenomeno dei Big Data e analizzarne le conseguenze in relazione all’attuale contesto economicopolitico-sociale e al quadro di regole in vigore.
Nell’ambito dell’Indagine, l’AGCOM ha presentato in un Interim Report, pubblicato a giugno 2018 sul proprio sito web, le prime considerazioni sulle caratteristiche e sull’ecosistema dei Big Data, nonché sul valore economico dei dati e su come le app gestiscono i dati e i permessi di accesso. Nel documento, in particolare, si è evidenziato come “I fallimenti di mercato si ripercuotono su tutto il contesto sociale, compreso il sistema dell’informazione, il pluralismo delle fonti, e le stesse modalità di aggregazione sociale e di formazione dell’opinione pubblica. In conseguenza dell’esistenza di strutturali e duraturi fallimenti di mercato, è necessario, soprattutto laddove sono in discussione diritti sociali e politici, adottare un approccio ex ante alla regolamentazione del dato (e ai connessi algoritmi).
Peraltro, questo nuovo paradigma deve considerare che le asimmetrie informative tra utenti e operatori sono pervasive e strutturali. In questo contesto, è difficile ripristinare condizioni di efficienza attraverso meccanismi di trasparenza e di consenso informato. Infatti, tali strumenti appaiono, in molti casi, insufficienti a garantire un riequilibrio conoscitivo tra operatori e consumatori, in una situazione in cui spesso soggetti quali esperti del settore, istituzioni specializzate, nonché centri di ricerca non hanno a disposizione elementi conoscitivi sufficienti a comprendere l’entità e la natura stessa dei fenomeni.
In linea con quanto avviene già in contesti ad alta tecnologia (quali quelli delle comunicazioni elettroniche), appare necessario accompagnare la nuova regolazione verso forme tecniche di regolazione diretta degli operatori che utilizzano i Big Data.”
Contemporaneamente, l’AGCM ha pubblicato sul proprio sito istituzionale, nel mese di giugno 2018, i risultati dell’“Analisi della propensione degli utenti online a consentire l’uso dei propri dati a fronte dell’erogazione di servizi”.