RIVOLTO ALLE IMPRESE CHE OPERANO IN AREE PORTUALI. ATTIVITÀ DI RETE
MODELLO TERRITORIALE DI INTERVENTO INTEGRATO IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA
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Nel documento della Commissione europea (2013) I porti marittimi europei nel 2030: le sfide che ci attendono si evidenziano: la previsione al 2030 di un aumento del 50% della merce gestita nei porti dell’Unione europea, l’evoluzione dei vettori (nuova generazione di navi fino a 18.000 container), la disparità delle prestazioni territoriali, che richiederanno da un lato azioni per rendere i porti più efficienti e dall’altro la garanzia di buone condizioni di lavoro, con particolare riguardo per la salute, la sicurezza e la formazione specifica.
A livello di normativa internazionale, la Maritime labour convention (MLC) del 2006, ratificata dall’Italia nel 2013, indica la necessità di sviluppare sistemi di sorveglianza nazionale capaci di monitorare l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali sviluppando indicatori di rischio sia quantitativi che qualitativi (es. indagini sulle dinamiche e cause degli infortuni).
A livello nazionale si registra il mancato coordinamento tra normativa generale e specifica di settore e nell’ambito delle strategie di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali il Piano nazionale della prevenzione (2014 – 2018, prorogato fino al 2019) del Ministero della salute individua tra le azioni prioritarie:
■ il perfezionamento dei sistemi di conoscenza dei rischi e dei danni da lavoro attraverso l’implementazione dei sistemi di sorveglianza già attivi;
■ il sostegno ai Comitati regionali di coordinamento previsti all’art. 7 del d.lgs. 81/2008, mediante azioni integrate tra pubbliche amministrazioni;
■ l’approccio istituzionale di tipo proattivo, orientato al supporto al mondo del lavoro, facilitando in particolare l’accesso delle imprese alle attività di informazione e assistenza, anche con la metodologia audit, per la verifica dei programmi di prevenzione adottati dalle aziende.